Indice
- Cosa si intende con il termine overtourism?
- Identità perse
- Strategie a prova di turista
- Che cosa ha favorito il turismo di massa?
- Come risolvere l’overtourism?
C’è stata più di un’occasione in cui durante un viaggio ho pensato: cavolo vorrei essere da un’altra parte! Ibiza, primi anni duemila. Quando ancora le feste e il divertimento rientravano nella mia idea di esperienza/vacanza. Ricordo un luglio caldissimo e qualunque cosa decidessi di fare comportava una coda interminabile e una sgomitata tra le persone.
Certo, adesso qualcuno potrà pensare: vai nei luoghi “turistici” in piena estate, cosa ti aspetti? Ma la storia si ripete in una Atene presa di mira dai croceristi dove per far visita all’acropoli serve una sveglia alle 6:30 del mattino.
Le cose nell’altro emisfero vanno anche peggio, soprattuto in quei paesi dove il tenore di vita è più basso di quello nostrano. Questa è stata la mia ultima esperienza in una Bali assalita da troppi turisti, così tanto da dover rinunciare ai principi più basilari come camminare e respirare. (se ti può interessare a questo link trovi un articolo)
Potrei scrivere di Bangkok che nel 2023 è stata la capitale più visitata al mondo con quasi 23.000.000 di turisti, o di Istanbul, che nello stesso anno ha quintuplicato i suoi ingressi. Adesso mi chiedo: da quando siamo diventati così tanti a viaggiare? è davvero un bene tutto questo?
Cosa si intende con il termine overtourism?
Anche noto come turismo di massa, l’overtourism è un fenomeno dei tempi moderni che porta a un aumento significativo di visitatori in un dato luogo, capace di far abbassare il tenore di vita di chi quel luogo lo vive e l’esperienza di chi lo visita.
La natura è la prima a risentirne di tutto ciò e quasi sempre senza possibilità di replica. Basti pensare alle barriere coralline, alla deforestazione e all’ inquinamento, ma non solo, l’overtourism porta a un eccessivo accumulo di rifiuti e di plastiche difficile da smaltire.
Il fenomeno del turismo di massa si ripercuote sui chi la città la vive quotidianamente: la crescente richiesta di servizi, di beni e affitti, porta a un inevitabile aumento dei prezzi. L’overtourism riesce a piegare un luogo alle voglie del turista straniero e ne mette in discussione l’anima, quella stessa anima che si cerca da chi il viaggio lo vive come esperienza.
Identità perse
Ci sono luoghi che più di altri sono stati “vittime” dell’ overturism e hanno così dovuto rinunciare alla loro identità. Non bisogna dimenticare che per qualcuno questi luoghi non erano altro che vita comune, solo successivamente sono diventati attrattive per turisti.
L’elenco potrebbe essere infinito, ma i primi a venirmi in mente sono i mercati galleggianti di Bangkok, una volta mercati local funzionali, adesso attrazioni per turisti dove è possibile gustare gelati, fare foto, mangiare phat thai e bere birra, tutto a bordo di una barca.
La Train Street di Hanoi, dove per prendersi un caffè vicino ai famosi binari bisogna essere raccomandati da qualcuno del luogo o affidarsi a un’agenzia. Volendo restare in Europa potremmo parlare del mercato della Boqueria di Barcellona, un tempo mercato cittadino, adesso attrattiva per turisti dove è possibile comprare un’ infinità di dolciumi e pasti pronti.
Maya Bay è un esempio di turismo dannoso per l’ecosistema. Questa spiaggia è diventata famosa grazie al film The Beach con Leonardo Dicaprio. Dopo la proiezione del big movie i visitatori si sono moltiplicati a tal punto da danneggiare l’ecosistema e costringere il governo thailandere a chiudere i battenti. Maya è stata riaperta dopo più di tre anni ma adesso le visite sono numerate e non è più possibile nuotare nelle sue acque.
Quando parliamo di overtourism non dobbiamo pensare al solo visitatore estero. Da siciliano sento l’estate addosso, e non per via del sole. La mia terra da maggio a settembre muta completamente nel goffo tentativo di accogliere le migliaia di visitatori che attraversano lo stretto per la bella stagione. Tutto questo si traduce in qualche soldo per l’economia locale, ma in una serie infinita di problematiche per chi l’isola la vive quotidianamente.
Strategie a prova di turista
Il tema sul turismo in Italia è sempre “scottante”. Il bel paese vanta quasi il 70% del patrimonio artistico mondiale, eppure, sempre più spesso ci ritroviamo con città deserte impossibilitate ad attirare visite e altre “costrette” a tassare gli ingressi così da regolare l’afflusso di persone.
Un esempio pratico di overtourism italiano è Venezia con una media stimata di 40.000 visitatori al giorno. La città delle gondole viene “assalita” da più forme di turismo. Dal crocerista mordi e fuggi al “wikandiero” fuori porta. La giunta veneziana ha recentemente introdotto una tassa di €5 per tentare di regolare il flusso di turisti non pernottanti e scoraggiare i weekend selvaggi. Ora mi chiedo: saranno veramente i ticket numerati a far rientrare il turismo a livelli più accettabili o questa è l’ennesima trovata di un comune per fare cassa?
Anche Bali ha adottato questa strategia: dal 2024, infatti, per visitare l’isola degli Dei sarà necessario pagare una tassa di 9$. Alcuni articoli che ho letto in rete davano la notizia come “una condizione necessaria per riportare l’afflusso di persone a livelli accettabili”. D’altro canto, dubito fortemente che il visitatore medio si crei qualche tipo di problema nello spendere 9$ in più per la sua vacanza.
Che cosa ha favorito il turismo di massa?
Lascio da parte il boom economico degli anni 60/70 e la modernizzazione dei mezzi di trasporto per parlare di qualcosa di più attuale.
Mi piacerebbe poter dire la voglia di sognare, di viaggiare o vedere posti nuovi. Il che in parte credo sia ancora vero, in parte dobbiamo ammettere che siamo la generazione del like e che viaggiare ci rende fighi nelle pagine social! Gli stessi social che ci hanno permesso di conoscere quei luoghi nascosti e fuori dai radar, oggi li hanno resi famosi a tal punto da dover pagare un biglietto all’ingresso. Diciamoci la verità, non sarebbe stato meglio che alcuni luoghi restassero segreti?
Le compagnie low coast hanno dato la possibilità a molti di noi di vedere luoghi che forse non avremmo mai visto, hanno permesso a famiglie intere di poter viaggiare, ma hanno anche innescato un processo di decadimento che ci ha portato ad avere città sempre più piene e sovraffollate. Fino a qualche anno fa nessuno si sarebbe mai sognato un volo Catania / Parigi a € 9.90 con rientro in giornata.
Alle volte viaggiare diventa moda. Esistono mete che in determinati periodi sono state letteralmente assalite dalle masse. Mi viene da pensare all’ Albania e alle sue spiagge che negli ultimi anni hanno avuto un fortissimo incremento del turismo (soprattuto italiano). Eppure L’Albania è sempre stata li. O l’Islanda, ormai preda dei tour operator alla ricerca dell’aurora. Recentemente, dopo una visita di una nota influencer, la galleria degli uffizi ha registrato il tutto esaurito per mesi.
Come risolvere l’overtourism?
Credo che in questo momento storico neanche una bacchetta magica possa aiutarci. Quello che però possiamo fare è sensibilizzarci al viaggio e tentare di adattare qualche piccola strategia che a mio avviso a lungo andare potrebbe fare la differenza.
Prova a viaggiare in bassa stagione, magari autunno o primavera. Oltre non incontrare “folle” in questi periodi si risparmia parecchio. Organizza i viaggia in luoghi poco conosciuti senza seguire le mode. Anche in questo caso potresti risparmiare qualcosa e riscoprire posti stupendi.
Se riesci evita di viaggiare ad agosto! Evita di prendere tanti aerei, prediligi mezzi pubblici treni e le gite fuori porta, alle volte la bellezza è sotto il nostro naso ma siamo troppo abituati a non vederla.
Dopo un lungo percorso interiore ho capito che la vita “tradizionale” non faceva più per me e ho deciso che avrei smesso di timbrare un cartellino. Adesso sono un SEO e copywriter che viaggia per il mondo e racconta ciò che vede.
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